
I dati sullo spreco di cibo annuo pro capite sono impietosi: ogni italiano getta via 30 chili di cibo a testa, pari a miliardi di euro di valore. Uno dei problemi principali è la confusione tra le diciture “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”, che genera timori tra le persone che spesso, per non rischiare, buttano via anche molti prodotti ancora commestibili in sicurezza.
Quando compare la prima espressione, la data massima per consumare il prodotto è da rispettare, perché in quel determinato giorno l’alimento comincia a degradarsi a causa dei batteri, con potenziali rischi per la salute di chi lo consuma oltre la scadenza.
L’aggiunta dell’avverbio “preferibilmente”, invece, rende la data un’indicazione di massima oltre la quale il prodotto potrebbe perdere solo le sue proprietà organolettiche, restando però commestibile in sicurezza anche per mesi oltre a quanto riportato sulla confezione. Le regole variano leggermente a seconda del tipo di alimento.
Secondo la bozza del provvedimento infatti, “la maggior parte dei consumatori non comprende appieno la distinzione tra le etichette “da consumare entro” – come indicatore di sicurezza – e “da consumarsi preferibilmente entro” – come indicatore di qualità”.
L’8 marzo la Commissione Ue ha presentato agli esperti degli Stati membri una proposta di revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti, con l’aggiunta in etichetta della dicitura “spesso buono oltre” oltre a “da consumarsi preferibilmente entro”. La modifica è contenuta nella bozza dell’atto delegato su cui Bruxelles è al lavoro.
Secondo l’esecutivo Ue, l’aggiunta è pensata per ridurre lo spreco alimentare, perché consente “una migliore comprensione della data di scadenza”, influenzando “il processo decisionale dei consumatori in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento”.
L’articolo completo su SkyTG24